Candice Appleby, di Honolulu, Hawaii, insegna ad un ragazzo autistico come andare in surf. Surfisti professionisti spendono parte del loro tempo gratuitamente per insegnare surf a bambini e ragazzi autistici. Il tutto nasce da un campione di questo sport, Israele Paskowitz, che avendo un figlio autistico, ha fondato un’associzione che si dedica a questi eventi….

2 pensieri riguardo “2 APRILE…giornata mondiale per l’autismo

  1. MESSAGGIO IN OCCASIONE DELLA GIORNATA MONDIALE DI SENSIBILIZZAZIONE ALL’AUTISMO, 2 aprile 2012 http://www.unric.org/it/attualita/27980-messaggio-in-occasione-della-giornata-mondiale-di-sensibilizzazione-allautismo-2-aprile-2012

    L’autismo non è un problema limitato a una particolare area geografica, ma una sfida che richiede un’azione globale.

    I disturbi dello sviluppo come l’autismo, che insorgono durante l’infanzia, hanno ripercussioni che durano per tutta la vita. Il nostro compito nei confronti di chi è affetto da autismo, non dovrebbe essere limitato a diagnosi precoce e terapia, ma dovrebbe invece includere anche piani educativi e altri interventi di supporto che concretizzino un impegno sostenibile che li accompagni per tutta la vita.

    Aiutare chi è affetto da autismo richiede un impegno politico globale, una migliore cooperazione internazionale e una condivisione di buone pratiche. Sono di cruciale importanza maggiori investimenti nel sociale, nell’educazione e nei settori lavorativi; i paesi industrializzati e quelli in via di sviluppo devono migliorare la propria capacità di soddisfare le esigenze delle persone affette da autismo e di coltivarne i talenti. Bisogna promuovere ulteriori ricerche, formare nuove figure e consentire alla comunità autistica di muoversi più facilmente all’interno del sistema di assistenza, per ottenere quei servizi di cui ha bisogno.

    La Giornata Mondiale della sensibilizzazione all’autismo, è stata istituita per stimolare e focalizzare l’attenzione sull’inaccettabile discriminazione, abuso e isolamento subito non solo da chi è affetto da autismo, ma anche dai chi lo circonda. Come evidenziato nella Convenzione sui diritti delle persone con disabilità, le persone affette da autismo sono cittadini uguali agli altri che dovrebbero godere di tutti i diritti umani e delle libertà fondamentali.

    In questa occasione, a New York, Vienna e Ginevra, l’Amministrazione postale delle Nazioni Unite emetterà sei francobolli commemorativi e due buste da collezione dedicate alla sensibilizzazione all’autismo. Questi piccoli pezzi di carta – le cui immagini sono state create da artisti autistici – manderanno un messaggio forte al mondo: il talento e la creatività sono presenti in ognuno di noi.

    Mia moglie si è a lungo battuta per una maggiore informazione riguardo i problemi legati all’autismo, e ha condiviso con me storie toccanti relative non solo a chi soffre di questi disturbi, ma anche a quanti si sono impegnati a migliorarne le vite. Uniamo le nostre forze perchè tutti coloro che sono affetti da disturbi neurologici possano sviluppare il proprio potenziale e godere di quei benefici che spettano loro dalla nascita.

  2. Il 2 aprile
    pubblicata da Nello Pomona il giorno mercoledì 28 marzo 2012 alle ore 5.40 ·

    E’ la giornata mondiale sull’autismo come voluta, a quanto sappia, dall’ONU nel 2008. E’ una data importante, non ho dubbi, sebbene io non riesca a sentirla “emotivamente” tale così come pian piano mi sento più estraneo alle diatribe che periodicamente sorgono intorno a questa patologia angosciante e forse anche estraneo alle iniziative, pur condivisibili, che da più parti si prendono.

    Da qualche tempo non partecipo più alle discussioni sull’ABA, sui costi dell’ABA, sulla validità degli interventi biomedici, omotossicologici, le diete, la logopedia, la psicomotricità, ecc.

    E’ vero che se qualche genitore mi chiede, non posso non testimoniare il bene che l’intervento comportamentale ha fatto e continua a fare a mia figlia, a me ed alla mia famiglia: lo consiglio a tutti!!! E sono ben contento quando qualcuno mi chiama per dire dei progressi dei loro figli. Mi piace ascoltarli, sentire le loro storie e fare il tifo per i tanti cucciolotti che ho avuto la fortuna di incontrare personalmente.

    Ma oggi che le mie scelte sono fatte e che producono risultati molto soddisfacenti, sono anche in grado di valutare in modo meno “militante” le scelte di chi non fa ABA, il dolore di quei genitori che nemmeno sapevano cos’era questo intervento quando i loro figli erano piccoli ed oggi si ritrovano in casa con uomini e donne grandi (un dato recente attesta che il 34% dei disabili di età compresa tra i 25 ed i 44 anni vive in casa con i genitori contro il 19% dei non disabili, il che da solo la dice già lunga sulle necessità economiche delle famiglie e non è accettabile che su queste gravi la copertura dei costi per le terapie per un periodo di tempo così lungo), il dolore per le diverse gravità dell’autismo, il dolore di chi ha bisogno costantemente di riaffermare la bontà delle proprie scelte a fronte di quelle altrui, ecc.

    Tuttavia quando leggo di progetti che hanno come obiettivo generale quello di “creare una realtà abitativa in grado di offrire alle persone affette da autismo risposte complete e differenziate per tutto l’arco della loro vita ed al tempo stesso integrate con la comunità territoriale”, continuo a venir preso da un magone che mi lascia pensieroso e di malumore per tutto il resto della giornata. Mi ritorna in mente uno studio di Erving Goffman dal titolo “Asylums. Le istituzioni totali: i meccanismi dell’esclusione e della violenza” la cui lettura risale davvero a tanti anni addietro e che descrive le condizioni di vita in quelle che vengono chiamate come istituzioni totali. Non voglio essere equivocato. Non sto dicendo che si creano centri orribili. Solo che a me fanno un brutto effetto.

    Leggo anche costantemente di associazioni di genitori che, tra mille sacrifici, cercano di fare il meglio per i loro figli e di centri di accoglienza diurni e/o residenziali che vengono inaugurati; più raramente tuttavia di inserimenti lavorativi da poter assumere come buone prassi, di iniziative per puntare alla rimodulazione delle somme disponibili nei Welfare (se esistono ancora) nazionali, regionali e locali, anziché ad un loro facile razionamento; di aspetti legati alla cronicità; della necessità di garantire continuità nei trattamenti e negli insegnamenti scolastici; di necessità di distinguere la non autosufficienza dalla disabilità; dell’opportunità di potenziare il ruolo pubblico di tutela a garanzia delle associazioni e dei gruppi di auto mutuo aiuto composti dai familiari.

    Ho visto che in alcune città, le associazioni di genitori, oltre a fare la ormai classica fiaccolata vanno a scuola per sensibilizzare i bambini delle scuole elementari e medie sull’autismo: bellissimo!!! Da loro occorre partire per una appropriata sensibilizzazione culturale verso la disabilità dei nostri figli.

    Buon due aprile a tutti

    Chi descrive il proprio dolore, anche se piange, è sul punto di consolarsi

    U. OJETTI

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